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Madonna con Bambino, paradisiaca dimensione

Guardare un’opera di Giovanni Battista Salvi, noto come Il Sassoferrato (1609-1685), in genere non desta sorprese: nel corso del XVII secolo realizzò infatti una così ampia produzione di “Madonna con Bambino” che le moltissime versioni dell’opera, conservate in tantissimi musei in tutto il mondo, sembrano mostrare come unica differenza la posizione della testa del Bambino dormiente sulla spalla destra o sinistra della Vergine.

Differenza apparente, però!

Formatosi presso la bottega del Domenichino, i suoi modelli di riferimento sono da rinvenire in Annibale Carracci, Guido Reni e soprattutto Raffaello, come più alto testimone del “bello ideale” a cui si ispira sicuramente la sua intera produzione.

Oltre ogni esperienza parallela, nessuno come lui elabora una pittura senza tempo. Il Sassoferrato, infatti, non “copia”, ma prosegue lo spirito di Raffaello, proiettandolo nel mondo platonico delle idee.

La mano di Sassoferrato è magica, attrattiva, infallibile.

Pittore riflessivo, sembra risolvere tutto nella forma, nella tecnica e nella perfezione, astraendo il proprio prodotto dall’anima e dalle emozioni.

Tradotto, ci riporterebbe all’integrità incorruttibile del divino, all’immutato ed immutabile delle opere bizantine.

Eppure, nella Madonna con Bambino dormiente di Palazzo Corsini a Roma, il suo concetto di fondo si rivoluziona e da pittore “senza anima” si trasforma in pittore dell’anima.

Una nuova formulazione che aumenta la «presenza» viva e senza tempo della maternità divina, un’atmosfera materna dove la Madre stringe a sé il Bambino in un tenero abbraccio, lasciandosi andare ad un sonno simbiotico che ritorna ai momenti gestazionali quando madre e figlio sono un unico corpo, un’unica anima.

L’intimo linguaggio del corpo delle due figure è reso attraverso immagini di solido impianto formale con colori brillanti e quasi smaltati, un armonioso cromatismo, dal rosso della veste della Madonna, simbolo della sua umanità, all’azzurro del manto, simbolo della sua divinità, e da un sapiente uso del chiaroscuro.

Il fondo oro sul quale si affacciano serafini leziosi che assistono rapiti al tenero abbraccio, completa il percorso poetico del Sassoferrato, in una proiezione di un mondo irreale che fa perdere a chi guarda la nozione del tempo e dello spazio, in una paradisiaca dimensione.

Anna Maria

L’immagine di copertina è uno scatto di Paolo Totti, Socio Calipso. Diritti riservati

 

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