«Gaio vive per la rovina sua e di tutti; io educo una vipera per il popolo romano, un Fetonte per il mondo». Queste, secondo Svetonio, le parole di Tiberio in merito al pronipote Caligola, ma….
La morte di Tiberio fu presa con sollievo dal popolo romano che lo aveva sopportato per ben 23 anni ed era considerato un tiranno, perché i suoi cattivi rapporti con il popolo, il senato e i militari gli avevano fatto amministrare in maniera crudele il suo potere.
Quando gli succedette Caligola il mondo apparve più roseo.
E ce lo dice lo stesso Svetonio, sempre nelle “Vite dei dodici Cesari” <<…. era il principe sognato dalla maggior parte dei provinciali, dei soldati, molti dei quali lo avevano conosciuto da bambino, e dalla plebe romana, che era commossa dal ricordo di suo padre Germanico e di tutta la sua famiglia perseguitata».
Cosa fu veramente Gaio Giulio Cesare, conosciuto come Caligola (per le caligae che amava indossare da bambino), salito al trono a soli 24 anni, morto in un’ennesima congiura all’età di 28, non possiamo veramente saperlo, perché le fonti storiografiche contemporanee a lui e pervenute in epoca moderna sono scarse: gli scritti di Tacito sono andati perduti e le informazioni derivano principalmente da due fonti, entrambe ostili, che hanno preferito raccontare aneddoti piuttosto che le reali azioni: Svetonio e Dione Cassio, entrambi molto successivi alla morte dell’imperatore.
Il Caligola che ci è stato tramandato pertanto è l’immagine di un despota, essendo state sottolineate meramente le sue stravaganze, l’eccentricità e la depravazione. Lo si accusa di aver dilapidato il patrimonio accumulato dal predecessore, per quanto ciò avvenne anche per ottemperare ai lasciti testamentari stabiliti da Tiberio e per offrire al popolo giochi, denaro e cibo. Le sue stravaganze, ispirate all’autocrazia dei monarchi ellenistici e al disprezzo per la classe senatoria, non furono molto diverse dalla vendetta che Tiberio stesso mise in atto negli ultimi anni del suo principato. Molti aspetti dimostrano che la sua amministrazione iniziale ebbe anche dei lati positivi, come la riduzione della tassa sulle vendite e la realizzazione e ristrutturazione di alcune opere pubbliche.
Certo è che l’episodio a tutti noto di aver nominato senatore il proprio cavallo Incitatus più che un atto di follia, oggi vien visto sotto un’altra chiave di lettura: una vera e propria denuncia della classe senatoria atta a dimostrare che anche un cavallo avrebbe potuto servire meglio Roma rispetto a tanti senatori.
Caligola regnò per 4 anni. Si trovò contro, come sarà per Nerone, il Senato e le classi più ricche. Fu molto amato dal popolo e dai militari, che ricordavano le grandi imprese di suo padre Germanico. Venne ucciso in una congiura di palazzo.
E il Popolo, addolorato per la morte dell’imperatore, si assembrò nel Foro e chiese di conoscere gli autori dell’assassinio. I pretoriani si riunirono e decisero di nominare imperatore Claudio, lo zio di Caligola, trovato ancora in vita nel palazzo imperiale. Tutte le truppe presenti a Roma si unirono ai pretoriani. Il popolo circondò il Senato invocando Claudio imperatore.
E così i senatori compresero di aver perduto e che il loro colpo di stato era fallito.
Nasce dunque spontanea la domanda: ma Caligola fu veramente quel Fetonte che avrebbe ipotizzato il suo prozio? O come Giulio Cesare prima e Nerone e Domiziano poi tentò di scardinare sì tanto i privilegi e gli agi della classe senatoria da meritare di essere eliminato e dannato per sempre?
La storia, si sa, è scritta dai vincitori. Ma non dimentichiamo il detto: voce di Popolo, voce di Dio!
Anna Maria
Visita guidata tematica: I Fori Imperiali Illuminati