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Estro e stupore a Villa d’Este

Educato dalla nascita all’abito talare, ambizioso di carattere, il figlio di Lucrezia Borgia e Alfonso d’Este, sperava veramente di poter sedere sullo stesso trono di suo nonno, Papa Alessandro VI, al secolo Rodrigo Borgia. Ma la speranza di Ippolito d’Este fu vanificata già al suo primo conclave, quando se la batté con il cardinale Giovanni Maria Ciocchi Del Monte, al quale cedette il passo quando intravvide la sconfitta certa.

E così, dal neoeletto papa Giulio III, Ippolito d’Este ottenne il governatorato di Tivoli, cittadina che come la sua famiglia era molto legata alla figura di Ercole.

Ma l’ingresso trionfale nella nuova sede fu una vera delusione per quel cardinale abituato a vivere in sontuose regge, ospite delle più importanti corti d’Europa, come quella di Francesco I, re di Francia, suo protettore, che gli fece ottenere sì la porpora cardinalizia, ma non riuscì ad accontentare il suo protetto – e se stesso – nel vederlo divenire papa.

Quindi al collezionista Ippolito non rimaneva altro che investire tutte le sue ingenti ricchezze per ristrutturare quel fatiscente convento annesso alla chiesa di Santa Maria Maggiore e trasformarlo in una sontuosa reggia, degna del suo rango, chiamando gli artisti più richiesti dell’epoca e creare il prototipo di villa, fonte di ispirazione per le altrettanto magnifiche Versailles e Caserta.

La Valle Gaudente, così si chiamava quel dolce pendio ove si affacciava l’antico convento, era inoltre ricco di tesori nascosti, perché la maestosa Villa Adriana si estendeva fino lì e Ippolito d’Este poté così coltivare la sua passione di arricchire la sua già vasta collezione di antichità romane.

La concentrazione di fontane, grotte e giochi d’acqua presenti a Villa d’Este rappresenta un modello più volte emulato nei giardini europei del manierismo e del barocco.

Dichiarata patrimonio Unesco, la Villa da alcuni anni offre la sua visione anche in notturna e la scenografia, magistralmente studiata nei minimi dettagli dal geniale Pirro Ligorio, cambia.

I giochi d’acqua, creati dall’estro dell’artista napoletano semplicemente calcolando esattamente quanta acqua ci sarebbe voluta per realizzare quello che lui aveva in mente ed usando solo il principio dei vasi comunicanti, senza l’impiego cioè di alcuna forza motrice, in notturna diventano anche giochi di luce.

Di sicuro impatto scenografico sono le Cento Fontane che fiancheggiano il viale lungo cento metri. Questo luogo suggestivo ha fatto da sfondo a numerosi film, come la scena del banchetto nel “Ben Hur” di Wyler, e con le luci della sera che proiettano le ombre dei visitatori lungo il cammino, i luoghi si animano delle vestigia passate.

La Fontana dell’Ovato illuminata – la più barocca della villa, dato lo straordinario effetto regalato dalle rocce, dai massi ornamentali e dai flussi – lancia in cielo scintille d’acqua, come fossero stelle.

E lo zampillìo che si erge voluttuoso dalla Fontana del Nettuno fa alzare gli occhi al cielo che si incollano al di sopra, sulla Fontana dell’Organo che avvolge i visitatori con motivi musicali baroccheggianti, creati dal meccanismo ad acqua posto al suo interno.

Villa d’Este, inaugurata nel settembre 1572, fu stupefacente per i suoi ospiti, Papa Gregorio XIII incluso. Ma a quasi 500 anni stupisce ancora i suoi avventori e, tanto di giorno quanto di notte, trasporta il visitatore in un luogo fiabesco d’altri tempi.

Un luogo ove sollazzarsi nei viali sinuosi, godere il fresco dato dagli alberi secolari e dall’acqua che scorre abbondante nelle innumerevoli fontane e nutrire la mente di storia e di storie.

E sì, perché Pirro Ligorio fu certamente il genio indiscusso della creazione di una sì tale magnificenza che lascia il visitatore senza fiato; ma le fontane non sono realizzate a caso: hanno un filo conduttore che le lega l’una all’altra e l’allegoria è la trama di tutto il parco e la volontà di stupire il visitatore, ieri come oggi, l’intento palese di quel cardinale alla stregua degli antichi Cesari.

Anna Maria

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