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Il tragicomico primo amore di Giacomo Leopardi

Quando pensiamo a Giacomo Leopardi, pensiamo sicuramente a qualcosa di malinconico, triste, scoraggiato e, ovviamente, pessimista.

Quello che invece sfugge a molti, è la grande ironia, anche un po’ cinica, propria non solo del poeta, ma anche degli eventi della sua vita.

È il caso, per citare un episodio tra tanti, della vicenda del primo amore del Giovane Favoloso. No, non Silvia, ma Geltrude Cassi Lazzari, cugina di Leopardi e che ispira in lui il componimento “Il primo amore”.

Comincia così:

Tornami a mente il dì che la battaglia
d’amore sentii la prima volta, e dissi:
oimè, se quest’è amor, com’ei travaglia!

Intuiamo subito che non si tratta di una storia a lieto fine.

Leopardi scrive questa poesia quando ha appena 19 anni e assiste alla visita di una bella cugina ventiseienne, la sopracitata Geltrude Cassi Lazzari.

Dotata di grande bellezza e fascino mediterraneo, il giovane ne rimane subito incantato, tanto che la descrive così nel suo diario:  “alta e membruta quanto nessuna donna ch’io m’abbia veduta mai”.

Così, nel “Diario del primo amore”, scritto tra dicembre 1817 e gennaio 1818, lo troviamo in piena tempesta ormonale, ma prigioniero, purtroppo, della sua insuperabile timidezza.

Che gli occhi al suol tuttora intenti e fissi,
Io mirava colei ch’a questo core
Primiera il varco ed innocente aprissi.

Ci racconta di non riuscire nemmeno a rivolgere la parola alla bella Gertrude, limitandosi a fissarla rapito. Invidia i fratelli più piccoli che hanno la fortuna di giocare a carte con lei,  mentre lui deve accontentarsi di giocare a scacchi con un servitore. Il Giovane Favoloso però non si fa buttare giù dalla malasorte: decide di impegnarsi con tutto se stesso per vincere la partita, dimostrare il suo genio strategico e fare colpo sulla cugina… che però, non si accorge nemmeno della sua vittoria.

Il giorno dopo, però, una gioia: Giacomo riesce a restare solo con lei, a conversarci e addirittura a farla ridere! Immaginate l’emozione nel cuore, prossimo all’esplosione, del poeta, la felicità, la soddisfazione, quel sentimento galvanizzante che ci coglie quando sentiamo di aver fatto breccia nel cuore della nostra fiamma…

E immaginate ora tutta questa eruzione di entusiasmo essere improvvisamente interrotta, come ad una festa in cui la musica viene spenta sul più bello, da Adelaide Antici, la madre di Leopardi, che ordina al figlio di rientrare in casa.

Niente, anche oggi Leopardi la felicità la conosce domani.

Ahi come mal mi governasti, amore!
Perché seco dovea sì dolce affetto
Recar tanto desio, tanto dolore?

La sera Giacomo va a letto, e non capisce cosa prova: è insoddisfatto, sente come se non avesse colto appieno l’occasione con la cugina, eppure pensa di aver fatto tutto quello che poteva…

Non riesce a chiudere occhio, continua a girarsi e rigirarsi nel letto.

Dimmi, tenero core, […]
Tu inquieto, e felice e miserando,
M’affaticavi in su le piume il fianco,
Ad ogni or fortemente palpitando.

E dove io tristo ed affannato e stanco
Gli occhi al sonno chiudea, come per febre
Rotto e deliro il sonno venia manco.

 A fatica finalmente si addormenta, per poi accorgersi il giorno dopo al risveglio che Geltrude stava ripartendo… senza nemmeno ricordarsi di salutarlo!

Giulia Faina

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