La Festa della Mamma ha origini diverse. Nell’antichità esistevano riti cerimoniali e celebrazioni tradizionali tra le popolazioni politeiste, che si rifacevano al culto della Madre Terra e celebravano le divinità femminili legate alla rinascita della natura in primavera, le genitrici, coloro che rappresentavano la fertilità e la vita. Per i Greci era Rea, la madre di tutti gli dei, la grande procreatrice, e un giorno all’anno veniva celebrata la sua figura e quella di tutte le madri per associazione. Presso i Romani, era Cibele la divinità simbolo della Natura e di tutte le madri.
Tuttavia, queste celebrazioni antiche non sono correlate a quella moderna.
Ad esempio, in Italia fu celebrata il 24 dicembre 1933 la Giornata nazionale della Madre e del Fanciullo, nel quadro della politica della famiglia del governo fascista. Anche questa celebrazione non può essere vista come l’inizio della festa della mamma in Italia, perché fu una celebrazione una tantum e perché gli intendimenti erano in parte diversi: si premiavano le madri “più prolifiche”.
Dobbiamo la moderna Festa della Mamma a Julia Ward Howe che, nel 1870 iniziò la sua battaglia per l’istituzione del Mother’s day che, in principio, aveva anche lo scopo di essere un momento di riflessione contro la guerra. Quarant’anni dopo, Anna Jarvis propose nuovamente questa festa in onore della propria madre, che era un’insegnante di profondo spirito pacifista.
Il 1908 vide la prima celebrazione, fino poi all’ufficializzazione nel 1914 negli Stati Uniti ad opera del presidente Woodrow Wilson, su delibera del Congresso. La data dei festeggiamenti fu stabilita nella seconda domenica di maggio. Alla celebrazione della festa fu associato anche un fiore simbolo: il garofano rosso per le madri in vita ed il garofano bianco per quelle che, invece, non c’erano più.
In Italia dobbiamo aspettare il 1956 per le prime celebrazioni e il 1958 perché venga istituzionalizzata.
Per quanto riguarda l’aspetto civile, fu il senatore Raul Zaccari, sindaco di Bordighera, in collaborazione con Giacomo Pallanca, presidente dell’Ente Fiera del Fiore e della Pianta Ornamentale del comune, prese l’iniziativa di celebrare la festa della mamma nel proprio territorio, presso il Teatro Zeni.
Nel nostro paese si verificò anche qualcosa di particolare che, invece, negli altri paesi non accadde. L’anno successivo, infatti, don Otello Migliosi, parroco di Tordibetto di Assisi, volle celebrare la mamma non già nella sua veste sociale o biologica ma nel suo forte valore religioso, soprattutto cristiano, ma anche interconfessionale, come terreno di incontro e di dialogo delle varie culture tra loro: era il 12 maggio 1957.
Il 18 dicembre 1958 Raul Zaccari, insieme ad altri senatori, presentò un disegno di legge tendente a ottenere l’istituzione della festa della mamma. L’iniziativa suscitò un dibattito in Senato, che si prolungò anche nell’anno successivo: alcuni senatori ritenevano inopportuno che sentimenti così intimi fossero oggetto di norma di legge e temevano che la celebrazione della festa potesse risolversi in una fiera di vanità.
La festa comunque prese ugualmente campo in tutta Italia, e, secondo alcune fonti, fu celebrata inizialmente l’8 maggio (in concomitanza con la Festa della Madonna del Rosario di Pompei) e in un successivo momento la data fu spostata alla seconda domenica di maggio, uniformandosi agli altri paesi.
Indubbiamente la Festa della Mamma rappresenta un’importante occasione commerciale. Negli Stati Uniti questa ricorrenza è per volume d’affari la seconda dell’anno dopo le festività natalizie. Ma è altrettanto vero che rappresenta l’occasione per poter dedicare un pensiero speciale alla propria mamma mostrandole affetto o gratitudine.
Una curiosità: a San Marino si festeggia il 15 marzo!
A questo punto non resta che concludere con una poesia e qual’altra se non quella profondamente significativa scritta da Salvatore di Giacomo, poeta napoletano?
Rileggiamola insieme:
Chi tene ‘a mamma
è ricche e nun ‘o sape;
chi tene ‘o bbene
è felice e nun ll’apprezza
Pecchè ll’ammore ‘e mamma
è ‘na ricchezza
è comme ‘o mare
ca nun fernesce maje.
Pure ll’omme cchiù triste e malamente
è ancora bbuon si vò bbene ‘a mamma.
‘A mamma tutto te dà,
niente te cerca
E si te vede e’ chiagnere
senza sapè ‘o pecché,
t’abbraccia e te dice:
“Figlio!!!”
E chiagne nsieme a te.