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Alchimia e profezia del Sacro Bosco di Bomarzo

Metti un letterato dallo spirito inquieto che, ad un certo punto della sua vita, perso l’interesse per gli affari politici e militari, si ritira a vita privata e, immergendosi in studi approfonditi di filosofia occulta e alchimia, provato dalla scomparsa dell’amata moglie, inizia un percorso personale di ricerca interiore.

Sveliamo il primo mistero: il personaggio enigmatico è Pierfrancesco II Orsini, signore di Bomarzo, meglio noto come Vicino Orsini.

 Presunto ritratto di Vicino Orsini di Lorenzo Lotto

È il 1547 quando Vicino dà incarico a Pirro Ligorio – eclettico architetto napoletano, abile falsario di iscrizioni latine – e a Jacopo Barozzi – emiliano, meglio noto come Il Vignola – di realizzare un misterioso giardino, dove vi concretizzino i passaggi di quella sua ricerca interiore e si trasformi, per gradi, in una dimora filosofale.

Ecco il “concepimento” del Sacro Bosco.

La conclusione del percorso alchemico – che rappresenta di fatto questo particolarissimo giardino – è il Tempio Classico, posto sulla sommità di una collina, dove è probabilmente sepolta Giulia Farnese, la sua amatissima moglie.

Da quel 1547 fino alla fine dei suoi giorni (1585), Vicino trascorre la sua vita in solitudine, nella contemplazione e nella cura delle grandi statue, sviluppando per esse una devozione quasi mistica che resterà con lui fino alla fine.

Nonostante gli altisonanti nomi dei due architetti si incontrino nei coevi giardini di Villa d’Este a Tivoli, Villa Lante a Bagnaia e Palazzo Farnese a Caprarola, il Sacro Bosco è di tutt’altra impronta: è il vissuto emotivo di un luogo umanizzato, modellato e imbevuto della personalità del suo ideatore.

Innumerevoli indovinelli e simboli disseminati senza alcuna spiegazione fanno pensare all’esistenza di un utilizzo segreto del giardino, forse anche di un interagire con chi lo percorre. La sua ambiguità tende trappole che mirano ad ingannare, ma anche a costringere a pensare. Distratto dall’aspetto grottesco delle statue, il visitatore profano si perde nella contemplazione superficiale della realtà, limitandosi a riconoscere i personaggi della mitologia classica e non vede le tappe interiori che questi simboleggiano.

Ma se invece si prosegue di tappa in tappa, cogliendo il reale valore iniziatico delle statue, indagandole e decifrandole, si giunge al termine a mani vuote, ma ricchi dentro.

Un giardino di élite intellettuale, dunque, dove il profano ammira, scatta foto e passa oltre, fermandosi solo alla mera apparenza, laddove solo la seconda e colta chiave di lettura consentirà di scoprire i segreti del Sacro Bosco che sono occultati.

Privato dell’aspetto sensazionale, che ne rappresenta solo la superficie e il mezzo, il Sacro Bosco si rivela un percorso interiore mirato a realizzare la grande opera alchemica o arte della trasmutazione, il cui scopo è quello di ricavare da metalli corrotti e di poco valore l’oro puro.

Si parla per metafore della ricerca dell’oro ottenibile proprio dalle sue condizioni più impure.

In questo percorso, l’oro è l’individuo da ricercare nell’inconscio collettivo, dove gli esseri condividono pulsioni inferiori precluse al libero arbitrio, senza il quale l’uomo è privo di valore: una condizione rappresentata dall’amalgama dei metalli. I passaggi da una fase all’altra del processo si identificano nelle statue dei mostri, rappresentazioni grottesche della mente umana.

Nigredo, albedo, rubedo, atanor, sono tutti gli elementi presenti a far sì che l’uomo, spogliato di ogni certezza, venga lavorato come un metallo

Vicino, grande studioso, non meno di tanti altri già affrontati su questa testata – Piero della Francesca, Marsilio Ficino, Alberto Alberighi, Giordano Bruno, Raimondo di Sangro, Cagliostro – si immerge nell’opus alchemicum alla ricerca della pietra filosofale che altri non è che il suo stesso io, rigenerato e tornato a vita nuova, purificato, spogliato di tutti i beni materiali e proiettato in quell’altra dimensione che lo rende più vicino a Dio

Non resta che visitarlo!

Anna Maria

Visita guidata tematica: Bolsena e Bomarzo, cuore della Tuscia

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