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Anna Magnani e Roberto Rossellini: storia (Roma)ntica

Quando l’Italia era ancora preda della distruzione dell’occupazione tedesca e della guerra, un gruppo di registi, individualmente, iniziò a sperimentare un nuovo cinema, un cinema che avrebbe raccontato la Verità. E come era già stato per Verga e il suo Verismo, la verità di questi registi è quella dei deboli, dei diseredati, delle classi meno abbienti: quella, insomma, dei poveracci. 

Registi come Vittorio De Sica, Luchino Visconti e Roberto Rossellini proposero quindi al pubblico italiano e internazionale la storia di un’Italia devastata, ma anche di un popolo combattivo, desideroso di riscatto e speranzoso in un futuro migliore. 

Questi registi tratteggiarono a loro modo questa Italia, che presto prese il volto e la voce di una donna: Anna Magnani, attrice romana, non bellissima e non giovanissima, ma dotata di un talento straordinario. Si fece notare in alcuni film, finché non arrivò alla fama recitando con nomi del calibro di Totò e Aldo Fabrizi. 

Ma il turning point della sua vita avvenne quando, nel 1945, collaborò con Roberto Rossellini nel film “Roma città aperta”. Questo film segnò la svolta anche per Rossellini, regista alle prime armi, che da quel momento fu innalzato nell’Olimpo dei migliori registi di sempre. 

Il film è forte, drammatico, vero; l’interpretazione della Magnani è come un pugno allo stomaco di un’Italia e di un mondo reduce da un terribile conflitto che ha mostrato la brutalità umana in tutta la sua terribile follia. “Roma città aperta” fu un successo immediato: <La storia del cinema si divide in due epoche: una prima e una dopo “Roma città aperta”.>, affermò il regista e produttore austriaco Otto Preminger. 

Rossellini venne riconosciuto da tutti come padre di quella corrente cinematografica che iniziava a prender piede, il Neorealismo – ma che, in realtà, era iniziata qualche anno prima con Visconti – e Anna Magnani l’attrice che, con le sue interpretazioni eccellenti, ne divenne la massima espressione. Inevitabile, a questo punto, che tra i due nascesse un sodalizio non solo professionale. Ed è infatti proprio sul set di “Roma città aperta” che l’idillio fra i due cominciò. Il regista e la grande attrice formavano una coppia “particolare”. 

Lei passionale, che ama con trasporto e pretende amore assoluto, quell’amore che da piccola i genitori le avevano negato; vorrebbe un uomo fedele e che non la abbandoni. Rossellini è invece tutto quello che Nannarella non avrebbe voluto: non è bello ma è molto affascinante, le donne e le giovani attrici con cui lavora spesso sono attratte dalle sue capacità di affabulatore e cedono al suo fascino di “incantatore di serpenti”, come lo definisce Claudia Cardinale. E anche lui, ovviamente, cede a loro. Anna sopporta, impazzisce, si infuria, rovescia piatti di spaghetti, si tormenta, ama e perdona. Fino al momento in cui Rossellini non volle più essere perdonato. 

Era il 1948 e al regista arrivò una lettera: era di una bellissima attrice svedese, molto famosa in America, che si offriva di lavorare con lui. Quell’attrice era Ingrid Bergman, la musa di Hitchcock. Rossellini non seppe resistere e lasciò la Magnani all’Hotel Excelsior con un pretesto vile per volare negli Stati Uniti e offrire alla Bergman il ruolo da protagonista nel suo nuovo film “Stromboli”, ruolo che sarebbe dovuto essere della Magnani. 

Anna, distrutta, gridò alla vendetta: accettò per questo di girare il film “Vulcano”, le cui riprese erano nello stesso arco di tempo e sullo stesso specchio di mare di “Stromboli”. Ed è qui che ebbe inizio quella che sarà poi ricordata come “La guerra dei due vulcani”, una vera e propria competizione fra due film con ambientazioni molto simili e con le due rivali in amore come protagoniste. 

Da quel momento in poi, le vite di Rossellini e della Magnani si separarono: lui sposò la Bergman, i due ebbero tre figli ma il matrimonio fallì. Rossellini iniziò a lavorare per la televisione, non riuscendo però mai più a raggiungere il successo passato. A lei, invece, il destino l’aspettava per ben altre cose: l’Oscar, l’America e una carriera stellare opposti a uomini sempre troppo deboli, senza spina dorsale e mai alla sua altezza. Anna morì così, senza aver mai trovato il grande amore che cercò per tutta la vita; ebbe però al suo fianco il figlio Luca e, dopo anni di lontananza e incomprensioni, proprio Roberto Rossellini.

Giulia Faina

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