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Giulio Cesare: amato dal popolo, inviso all’aristocrazia

Dipinto: Morte di Giulio Cesare, Vincenzo Camuccini (1806), Museo Capodimonte – Napoli

Cosa sarebbe diventata Roma se Giulio Cesare non fosse stato ucciso?

Difficile poter rispondere a questa domanda, certo è che Giulio Cesare fu un personaggio veramente scomodo ma che gettò le basi di una Roma ambiziosa e popolare.

Di stirpe patrizia, nacque nella Suburra e questo ci dice che la sua famiglia non aveva né influenza politica né potenza economica. Ma Giulio Cesare aveva uno zio acquisito importante, Gaio Mario, e abbracciò la sua politica mettendosi subito in contrasto con il grande oppositore: Silla.

Scelse l’esilio, pur di non rinunciare alle sue idee e tornò a Roma solo dopo la morte del dittatore.

Il suo ritorno nell’Urbe fu scandito da una rapida ascesa politica che culminò con la presa del potere come dictator, carica che gli venne confermata prima per 10 anni e poi, nel 44 a.C. a vita….ma la sua vita finì un mese dopo.

Schierato dalla parte dei populares, dando a Catilina l’occasione di un appello diretto al popolo, si guadagnò i favori dei democratici in campo politico. La sua politica fu sempre volta a sottrarre il potere al Senato e a favorire il popolo e non semplicemente stupendolo, ma tentando di migliorarne le condizioni, tanto da guadagnarsi la stima del popolo e addirittura il suo amore

Allargò il pomerio di un miglio per decongestionare la città che aveva un’alta densità demografica, accresciuta dal continuo arrivo di nuovi abitanti che andavano a ingrossare le file del sottoproletariato urbano; migliorò la gestione cittadina, censendo la popolazione con un metodo innovativo, organizzando l’Urbe in municipi; snellì il traffico urbano vietando il transito dei carri merce nelle mura durante le ore diurne. Dopo la sua morte lasciò rendite e territori alla popolazione, tra cui gli Horti di Cesare, nella zona dove oggi sorge Santa Maria in Trastevere

Ma cosa fece di così scomodo da meritarsi una congiura a morte?

Raddoppiò il numero dei magistrati, riservandosi la nomina della metà, mise mano alla composizione del senato: sfruttando le numerose perdite a causa della la guerra civile, immise nel senato molti nuovi membri a lui fedeli, aumentando il numero di senatori di un terzo, portandoli da 600 a 900 e ammettendovi anche uomini originari delle province spagnole e galliche. Alla provincia gallica estese addirittura la cittadinanza romana e la cosa gli procurò la vera inimicizia dei vecchi Senatori, limitò la durata degli incarichi dei governatori e si dotò di una propria zecca personale, sottraendo il privilegio al Senato e facendo imprimere il proprio ritratto sulle monete.

Fu il primo, anche se mai imperatore, a voler creare un grande Foro, in aggiunta a quello già esistente, e lo fece magnifico, imponente, capace di soddisfare le esigenze di una popolazione in continua crescita demografica.

Accumulata una ingente ricchezza, mise mano a più opere monumentali, non riuscendo però a vedere concretizzato il suo investimento per la sopraggiunta morte ordita nella congiura in suo danno. Il Foro fu infatti l’unica sua opera che riuscì ad inaugurare.

Eguagliò, anzi, superò la gloria dei migliori, tanto nell’eloquenza quanto nell’arte militare.

Tutti hanno scritto su Giulio Cesare, ma soprattutto lui ci ha tramandato le sue imprese e il suo operato, perché Cesare non fu solo militare, console e dittatore, ma anche oratore e scrittore.

Ma il vero imperatore a Roma era il Senato che non poteva assolutamente consentire che un solo uomo andasse a ledere i suoi privilegi. Altri, dopo Cesare, tentarono il medesimo obiettivo; tutti finirono allo stesso modo.

Quel 15 marzo del 44 a.C. in Senato c’erano una settantina uomini, praticamente quasi i soli congiurati. L’assenteismo gli fu fatale!

Secondo la tradizione, la morte di Cesare fu annunciata da una serie di presagi ai quali non volle prestare attenzione. Si dice che proprio mentre stesse entrando nella Curia, l’aruspice Spurinna gli intimò di guardarsi dalle idi di marzo e che lui rispose, con aria beffarda, che le Idi erano arrivate, ma l’indovino gli rispose che non erano ancora passate.

La Curia in quel periodo si riuniva nel Teatro di Pompeo (la Curia Hostilia, che poi divenne Curia Iulia, era una delle opere di restauro di Cesare) e il corpo di Giulio Cesare cadde ai piedi della statua del suo antico rivale.

Certo è che Roma con Giulio Cesare ebbe il suo punto di svolta e di non ritorno e se Roma è stata quello che conosciamo è anche, se non soprattutto, dovuto al primo dei “Dodici Cesari” (opera di Svetonio).

Anna Maria

Visita guidata tematica: I Fori Imperiali Illuminati

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