Roma è una città millenaria e custodisce quali suoi tesori non solo monumenti ed opere d’arte, ma anche le tradizioni che ne costituiscono il fulcro.
Tanti modi di dire, che fanno ormai parte del linguaggio comune, nascono dalla tradizione romana, di quella città prima capitale di un impero e poi centro della cristianità che dagli albori della civiltà ha dettato leggi e si è imposta su tutte le altre realtà mondiali. Non a caso si è guadagnata l’appellativo di Caput Mundi.
Non c’è turista che venga a Roma che non resti estasiato dalla sua bellezza e grandiosità, perché Roma è l’impulso e la spinta vitale della civiltà moderna.
Ma la modernità non può prescindere dalla storia. Stiamo per entrare nella Settimana Santa e ogni città d’Italia ha i suoi riti, le sue tradizioni. Roma ne ha una, ancora intatta e che si spera possa proseguire nei secoli come dai secoli ci è stata trasmessa. Non è la Via Crucis vista in mondo visione, ma una tradizione poco nota e che, stranamente, pochi Romani conoscono.
In una chiesa di Trastevere, cuore pulsante della città, ogni giovedì santo, viene allestita una “macchina” barocca, ovvero un supporto dove un trionfo di girali lignee rivestite in foglia d’oro, frondose e fiorite, salgono gradatamente spingendo le loro volute sopra l’altare maggiore, sorreggendo ben 213 candele che devono rimanere accese per quaranta ore, grazie alla dedizione dei membri della Venerabile Arciconfraternita.
La “macchina” è simbolicamente il sepolcro di Gesù e le candele vengono accese dopo la messa in Coena Domini, durante la quale si ricordano le ultime vicende umane di Cristo. L’accensione dà vita alla cosiddetta “Macchina delle Quarantore” in ricordo del tempo trascorso, secondo la tradizione cristiana, dall’uomo della croce nel sepolcro in attesa della risurrezione.
La chiesa cinquecentesca, ricca di capolavori, è Santa Maria dell’Orto e viene lasciata al buio. È la macchina, con le sue 213 candele dalle fiammelle tremolanti che illumina la chiesa a navata unica con cappelle laterali.
La visione è suggestiva, emozionante e l’attenzione del fedele o avventore che transita nella chiesa in quella sera del giovedì santo – solo quella sera – rimane catalizzata dalla sontuosa macchina. Una suggestione indimenticabile nel chiaroscuro degli stucchi settecenteschi e nello scintillio di tutti gli ori tremolanti di luce antica.
Santa Maria dell’Orto è la chiesa dei Trasteverini, del popolo, dei lavoratori e la tradizione è antica e popolare, senza alcun eco.
È possibile scoprire questa tradizione, vedere la macchina e conoscerne storia e significato, religioso e popolare solo il Giovedì Santo, perché la macchina allestita per la veglia al Santo Sepolcro, conclusa l’opera, viene smontata e riposta nei magazzini della chiesa in attesa di essere rimontata l’anno successivo, finché l’Arciconfraternita si avvarrà di fratelli capaci di rievocare questa tradizione.
Anna Maria
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