La Basilica di Santa Maria in Aracoeli si fonda su resti di un antico tempio andato distrutto nell’incendio del 64 d. C.
Quanto ritrovato con gli scavi porta alla datazione del 343 a.C., mentre nel giardino della chiesa è stata trovata un’antefissa (elemento di copertura dei tetti) in terracotta risalente agli inizi del V sec. a.C., per cui si può ipotizzare che il tempio distrutto fosse stato costruito su un luogo di culto più antico.
L’indagine archeologica avvalorerebbe dunque quel misto di storia e leggenda legato al Campidoglio.
Questo colle, pur essendo il più basso e il meno esteso dei mitici sette, è forse quello più legato agli avvenimenti storici della città in quanto fulcro, fin dall’antichità, delle attività politiche e religiose di Roma.
Legata al colle è anche la vicenda della vestale Tarpea e la creazione della “rupe”, la rocca dalla quale fino al 1550 venivano giustiziati i traditori, ma l’episodio ancor più celebre che riguarda il Campidoglio è senz’altro quello legato al Sacco del 390 a.C., quando i Romani furono sconfitti dai Galli presso il fiume Allia. L’avanzata nemica proseguì per tre giorni, finché raggiunsero Roma e la saccheggiarono, ad eccezione del Campidoglio che si salvò e resistette per qualche mese.
La leggenda vuole che l’attacco notturno dei Galli fu sventato grazie allo starnazzare delle oche capitoline tenute nel recinto sacro del tempio di Giunone: il Campidoglio fu quindi salvato dalle sue oche!
Marco Manlio fu svegliato dalle oche alle quali faceva da guardiano per evitare che potessero essere prese d’assalto dalla popolazione affamata. Imbracciò le armi e, dato l’allarme, l’attacco nemico fu sventato, anche se per la sconfitta degli invasori si dovette attendere Furio Camillo che, riorganizzate le truppe disperse, entrò di prepotenza a Roma proprio mentre Brenno, il condottiero dei Galli, faceva razzìa dell’oro.
Non auro, sed ferro, recuperanda est patria! (non con l’oro ma con le armi -ferro- si riscatta la patria!).
Fu il segno della riscossa e, seppur distrutta, la città fu salva!
E fu ricostruita ancor più bella e in ricordo del provvidenziale avviso delle oche, venne eretto il tempio di Giunone Moneta, cioè ammonitrice (da monere), perché le oche erano sacre alla dea.
Proprio presso il tempio di Giunone ebbe sede la prima zecca di Roma e il suo prodotto fu chiamato, appunto, “moneta”.
Anna Maria