Nel 1961 Laura Betti, cantante nota come la “giaguara” per il suo look sensuale e il carattere turbolento, incide un brano dal titolo “Il valzer della toppa”. La musica è di Pietro Umiliani, il testo dell’immenso Pier Paolo Pasolini.
La storia che racconta è tipica dell’immaginario pasoliniano: siamo tra gli ultimi, i dimenticati, e la protagonista è infatti una prostituta che decide di prendersi una “toppa” che, a Roma, significa “una sbronza”.
L’ebbrezza le dà la scusa per concedersi una giornata “di ferie” e di vagare per le vie del Testaccio guardando tutto con occhi nuovi e riscoprendo così una nuova forma di “verginità”: quella, appunto, della vista.
Lassame perde, e va’ da ‘n’altra
Stasera, a cocco, niente da fa’
E poi so’ vecchia, c’ho trent’anni
Er mondo ancora l’ho da guarda’
Gabriella Ferri ascolta la canzone e se ne innamora immediatamente. Sono anni che ammira l’opera di Pasolini e che spera di incontrarlo e di lavorare con lui, tanto che, dal suo appartamento a Campo de Fiori, passa i pomeriggi affacciata alla finestra con la speranza di vederlo arrivare al bar sotto casa. E quando l’intellettuale arriva, lei si precipita di sotto e si siede a qualche tavolino di distanza. I due si guardano, accennano un piccolo saluto con la testa… e poi niente. Tanta l’ammirazione di Gabriella per Pier Paolo che non riesce nemmeno ad avvicinarsi per scambiare due parole.
Così, nel 1972, nell’album Gabriella, i suoi amici… e tanto folk, Ferri coglie l’occasione per invitare Laura Betti per interpretare quel valzer che le ha rubato il cuore.
Ma a Gabriella non basta, vuole dare anche lei la sua versione del valzer. Così, l’anno dopo, lo incide, magistralmente. Betti, invece, lo vivrà come un tradimento.
Mamma mia, che luci
Che vedo qua attorno!
Le vie de Testaccio
Me parono come de giorno…
In realtà, entrambe le versioni sono intense e magistrali, e la grandezza delle due interpreti è proprio nel sentimento diverso che le due riescono a far trasparire dal testo della canzone.
Me so’ presa la toppa
E mo so’ felice
Me possi cecamme!
Me sento tornata un fiore de verginità…
Nella versione di Laura Betti, la prostituta è totalmente immersa nella gioia della sbronza, che le permette di dimenticare la miseria della sua vita. Lei celebra la felicità.
Gabriella Ferri, invece, con l’incantevole malinconia che traspare in ogni suo brano, pone l’accento su quel “mo”, lasciando trasparire la tristezza di chi sa che quella felicità è momentanea e illusoria, e che al termine della “toppa”, si torna alla vita di sempre.
E con questo, Gabriella vuole dirci: la felicità è un attimo, coglietela sempre!
E che sarà, che sarà,
Chi lo sa, chi lo sa,
Che sarà…
Giulia Faina
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