La Festa del Ringraziamento cade il quarto – ovvero l’ultimo – giovedì di novembre e apre di fatto le porte al clima natalizio.
Questo giorno, che è una delle festività più amate ed attesa dagli Americani, è l’occasione speciale che permette alle famiglie di riunirsi attorno ad una tavola imbandita dove il tacchino ripieno, guarnito con salsa di mirtilli ed accompagnato da patate dolci e contorni vari, non può mancare.
L’origine del Thanksgiving Day risale agli albori della storia scritta d’America, ovvero all’inizio del diciassettesimo secolo.
Un passo indietro.
Tutto ha origine dai cosiddetti Padri Pellegrini che, nonostante il nome, non erano sacerdoti, ma comuni cittadini inglesi, cristiani protestanti, appartenenti all’ala più intransigente della confessione calvinista, definita Puritanesimo.
Il movimento puritano, che deriva dal termine latino purus «puro», si batté per abolire nella Chiesa anglicana tutto ciò che ancora ricordava il cattolicesimo: sfarzo delle cerimonie religiose accompagnate dall’organo, il segno della croce, i ricchi paramenti sacerdotali; rifiutavano, tra l’altro, la gerarchia ecclesiastica: da tener presente che, a seguito dello scisma, il capo della chiesa cristiana era – come è tutt’ora – il re.
Nella loro vita quotidiana i puritani mostravano il massimo impegno individuale, nel lavoro come nella vita familiare. Consideravano l’ozio e il troppo divertimento gravi peccati. Sobrietà, impegno e disciplina caratterizzavano la vita nelle loro comunità: le abitazioni erano semplici e senza troppe comodità, i vestiti scuri e gli eccessi – nel bere, mangiare o divertirsi – erano severamente puniti dal consiglio degli anziani, che era la suprema autorità della comunità e veniva eletto democraticamente da tutti i fedeli.
Per questo loro rigore e per l’insofferenza verso le autorità religiose, vennero considerati un pericolo dalla corona inglese e furono duramente perseguitati.
Fu così che, intorno al 1620, un gruppo di 102 persone (52 uomini, 18 donne e 32 bambini) si imbarcò sulla Mayflower alla volta del Nuovo Mondo, approdando nell’America Settentrionale, in Massachussets, dove fondarono la loro prima colonia ufficialmente riconosciuta, divenuta la città di Plymouth.
La loro aspirazione era quella di realizzare una società dove mettere in pratica, liberamente, i profondi convincimenti religiosi che li animavano.
I Padri Pellegrini sono ricordati con particolare venerazione del popolo americano e alla loro prima colonia viene data tanta importanza, perché la si considera la prima struttura civile che sia stata impiantata nel nuovo continente.
C’è da riconoscere che quel gruppo di poche persone, di molto ridotto rispetto alla partenza, quando arrivò, con l’inverno ormai alle porte, si trovò di fronte a un territorio selvatico e inospitale, fino ad allora abitato solo da Nativi americani.
I Pellegrini avevano portato dall’Inghilterra semi di vari prodotti per fecondare la nuova terra. Ma, ahimè, vuoi per la natura del terreno, vuoi per il clima, la semina non produsse i frutti necessari al sostentamento della popolazione e quasi la metà non sopravvisse al rigido inverno.
La situazione si sarebbe ripetuta anche l’anno successivo se non fossero intervenuti i Nativi americani che indicarono ai nuovi arrivati quali prodotti coltivare e quali animali allevare, ovvero il granoturco, per questo chiamato “l’oro d’America” e i tacchini.
Dopo il duro lavoro degli inizi, il raccolto fu ricco ed abbondante e per questo i Pellegrini organizzarono una festa per ringraziare Dio di quanto ricevuto, in primis i preziosi consigli “donati” dai Nativi.
La festa fu voluta da William Bradford, Governatore della Colonia: «Tutti voi Pellegrini, con le vostre mogli e i vostri piccoli, radunatevi alla Casa delle Assemblee, sulla collina… per ascoltare lì il pastore e rendere grazie a Dio Onnipotente per tutte le sue benedizioni.»
I coloni invitarono così alla festa anche gli indigeni, gettando le basi per un futuro prospero.
Da allora, dapprima tradizionalmente e dal 1676 ufficialmente, è celebrata la Festa del Ringraziamento.
Il 29 giugno di quell’anno, infatti, Edward Rawson redasse la proclamazione ufficiale del Thanksgiving Day per conto del governatore della contea di Charlestown, in Massachusetts.
Era trascorso appena mezzo secolo e già si era dimenticato che la loro condizione era dovuta soprattutto ai Nativi americani che li avevano accolti nel loro territorio e dati gli strumenti della sopravvivenza. Il proclama di Rowson, infatti, celebrava la vittoria contro gli «indigeni pagani».
Nei secoli successivi la tradizione del Thanksgiving Day si estese a tutto il Paese e stabilì definitivamente la data nel 1789, con George Washington, il primo presidente degli Stati Uniti d’America che allora contava appena tredici stati, le ex colonie. La scelta ricadde su quell’ultimo giovedì di novembre perché nel 1777 c’era stata la vittoria contro gli Inglesi a Saratoga, nella guerra d’indipendenza.
Trascorsi i secoli, le tradizioni gastronomiche rimangono le stesse: principe della tavola resta il tacchino ripieno, che si gusta con contorni in agrodolce, patate, grano condito con burro fuso. Il pane, in una tavola così imbandita è un di più, perché il tacchino, la cui carne risulterà morbidissima, si può accompagnare con la farcia, lo stuffing, del tacchino stesso.
Non può mancare, come dessert, la pumpkin pie, la torta di zucca, anch’essa simbolo del periodo del raccolto. La torta è una pasta frolla farcita con crema di zucca aromatizzata con noce moscata, cannella, chiodi di garofano e zenzero ed è tradizionalmente servita con panna montata.
Happy Thanksging Day!
Anna Maria
Immagine di copertina: Il primo Giorno del Ringraziamento, dipinto di Jean Leon Gerome Ferris