La Pasqua era originariamente una festa pagana. Gli antichi Sassoni celebravano il ritorno della bella stagione con una grande festa che commemorava la dea della primavera chiamata Eastre. Gli Inglesi hanno mantenuto questo nome, visto che la festività della Pasqua è chiamata Easter.
Quando nel II secolo d.C. cominciò l’evangelizzazione delle tribù del nord si scelse di far proseguire le tradizioni della festa, ma in modo cristiano.
A partire dal secondo millennio avanti Cristo veniva festeggiata un’altra Pasqua, che cadeva nello stesso periodo, ed era quella che celebrava anche Gesù: era la Pesach.
La Pesach è la Pasqua ebraica e ricorda il passaggio nel Mar Rosso. Pesach significa appunto questo: passaggio.
La Pasqua cristiana, infatti, è chiamata Pasqua di Resurrezione, perché celebra la resurrezione di Cristo: la vita terrena è un passaggio verso l’eternità.
Anche se studi moderni ritengono sia un’invenzione medievale, tradizionalmente la “Regola della Pasqua” fu stabilita nel 325 a Nicea, dove i padri conciliari si incontrarono per il primo concilio ecumenico, riunione resa possibile dalla recente concessione ai Cristiani della libertà di culto. Nella stessa occasione, come pare, fu deciso che ai fini del calcolo dovesse essere universalmente impiegato il metodo scaturito dalla sapienza dell’antica scuola di astronomia di Alessandria d’Egitto, che offriva la migliore precisione allora possibile. Le cosiddette regole alessandrine sono da allora in vigore: la Pasqua è celebrata la prima domenica seguente la prima luna piena dopo l’equinozio di primavera.
Alla Pasqua, come in ogni festività, sono legate delle tradizioni anche a carattere culinario.
La più nota è quella dell’agnello che è uno dei più comuni simboli della Pasqua. L’origine è direttamente connessa con la liberazione giudaica. Nei tempi antichi gli Ebrei sacrificavano un agnello nel corso della una festa. I primi Cristiani, di cui la maggior parte erano Ebrei convertiti, associavano il sacrificio dell’agnello con il sacrificio di Gesù sulla croce. Essi collegavano la gioiosa festa della Pasqua ebraica che ricordava la liberazione degli Ebrei dalla schiavitù in Egitto con la liberazione dalla morte rappresentata dalla Resurrezione. La popolarità dell’agnello come cibo pasquale è indiscutibilmente connessa alla sua importanza come simbolo. Durante il Medio Evo l’agnello arrosto divenne il piatto principale tradizionale del pranzo pasquale del Papa.
L’uovo di Pasqua è associato con credenze di origine molto antica. L’uovo era un importante simbolo nelle mitologie di molte civiltà primitive, incluse quelle dell’India e dell’Egitto. Si credeva che l’universo si fosse sviluppato da un grande uovo e che le due metà del suo guscio corrispondessero al Cielo e alla Terra. L’uovo era anche associato con i riti della fertilità del periodo primaverile di molte popolazioni precristiane. L’uovo, uno dei simboli della Pasqua, è anche il simbolo della vita ed è presente in molte antiche culture. Si dice che i primi ad usare l’uovo come oggetto beneaugurante siano stati i Persiani che festeggiavano l’arrivo della primavera con lo scambio di uova dipinte
Nella cristianità l’uovo è il simbolo della Resurrezione, rappresentando l’uscita di Cristo dalla sua tomba verso la vita eterna.
Il cero pasquale rappresenta Cristo e la sua fiamma simboleggia la sua resurrezione come la “luce del mondo”. Accendere il cero pasquale è un’osservanza tradizionale di Pasqua nelle chiese cattolico-romane, ortodosse e anglicane. Posto a parte in un grande candeliere accanto all’altare, il cero viene acceso la notte del Sabato Santo durante la celebrazione della vigilia pasquale. Dalla candela si prende la fiamma per accendere tutte le altre candele della chiesa che è subito illuminata per rivelare le splendide decorazioni preparate appositamente per Pasqua. Il rituale drammatico della celebrazione del fuoco risale almeno al lontano quarto secolo d.C.
Tra i dolci, i più classici sono la colomba pasquale, la pastiera napoletana e la pizza dolce. Si narra che alla metà del VI secolo, il re dei Longobardi Alboino, durante l’assedio della città di Pavia, ricevette un pane lievitato a forma di colomba in segno di pace. Da allora, questo semplice dolce fatto con uova, farina e lievito, arricchito con burro, zucchero e canditi, entrò nella tradizione pasquale. Romantica la storia della classica pastiera: si dice che le mogli di alcuni pescatori, in una notte tempestosa, abbiano offerto ceste con ricotta, frutta candita, grano, uova e fiori d’arancio sulla spiaggia, affinché il mare riportasse a casa i mariti. Al mattino, le donne trovarono i pescatori e videro che le onde avevano mischiato gli ingredienti, creando delle splendide pastiere.
Buona Pasqua!
Anna Maria