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Ma è un museo… o un caffè?

L’immagine di copertina è uno scatto di Carl Van Deun, Socio Calipso. Diritti riservati.

Passeggiando per Via del Babuino ci sarà capitato più volte di incrociare la celebre scultura raffigurante un sileno giacente, talmente brutta da essere stata ribattezzata dai Romani “Il Babbuino”!

Ma ad esattamente tre passi precisi dal deforme sileno, si apre davanti agli occhi una porticina a vetri che ci permette di sbirciare nella meraviglia del suo interno: statue di cavalli, cardinali, divinità romane, busti, medaglioni e altro ancora…

Aspetta… ma c’è un museo su Via del Babuino?

Assolutamente no, si tratta in realtà… di un caffè letterario!

Il Caffè Canova Tadolini non possiede solo un aspetto che lascia a bocca aperta, ma anche una curiosa storia personale, che muove i suoi passi addirittura da Antonio Canova.

Canova è all’apice della sua fama di scultore, ha già realizzato il Perseo Trionfante, custodito nei Musei Vaticani, Amore e Psiche conservato al Louvre, e il celebre ritratto marmoreo della bella e sensuale Paolina Borghese come Venere Vincitrice, che possiamo ammirare nella Galleria Borghese.

Nel gennaio del 1818 decide di cedere il suo “studio di uso di scultura” a Roma al suo allievo prediletto: Adamo Tadolini. Così, l’erede di Canova allestisce l’atelier al pian terreno dell’edificio, e sistema la sua abitazione su quello superiore, portando avanti, con i suoi eredi, la tradizione artistica del maestro.

Questo passaggio di padre in figlio persiste per ben quattro generazioni di Tadolini, fino al 1967, anno in cui l’ultimo discendente, Enrico, muore senza eredi.

Lo studio di scultura, da fucina di talenti in fermento per quasi 150 anni, si ritrova quindi improvvisamente abbandonato e lasciato all’incuria, con il pericolo di perdere per sempre non solo l’eredità di Canova, ma anche l’interessante dialogo che le varie sculture creano tra di loro, rappresentando chiaramente i cambiamenti artistici di un secolo e mezzo di storia.

Il lieto fine è dietro l’angolo!

Negli anni ‘90 la Galleria Antiquaria della famiglia Benucci decide di acquistare l’ex atelier, per salvaguardare la bellezza e il pregio dei suoi interni.

Ma i Benucci hanno una trovata geniale e decidono di reinventare la struttura che con loro si trasforma in una caffetteria accogliente ed originale, in cui accomodarsi per prendere un caffè tra gessi e copie di capolavori altrimenti sparsi in tutto il mondo.

E così ancora si può gustare una tazza di caffè o provare la loro eccellente pasticceria, ammirando la copia della Danzatrice con cembali di Canova, il Torso di Paolina Borghese, o anche il bozzetto di Santa Francesca Cabrini, dell’omonima statua conservata a San Pietro.

Insomma, un’ottima scusa per godersi un’esperienza tra l’arte… e la buona cucina!

Giulia Faina

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