Quanto sei bella Roma con Calipso:
il tempo libero speso bene!

Penne all’arrabbiata

La pasta all’arrabbiata è un piatto storico italiano ed affonda le sue radici a Roma.

L’ingrediente chiave? Ovviamente il peperoncino, il cui gusto forte “infoca” e rende paonazzo proprio come un’arrabbiatura….di quelle serie!

È un piatto che pare sia stato “inventato” agli inizi del ‘900.

È una prelibatezza dedicata agli amanti della buona cucina – e soprattutto del piccante – che sanno degustare questo piatto generosamente speziato, dal gusto deciso e inconfondibile che continua ad essere apprezzato in tutto il mondo, anche grazie alle citazioni cinematografiche che negli anni lo hanno visto protagonista.

Ne “La grande abbuffata” di Marco Ferreri, gli aspiranti suicidi Marcello Mastroianni, Ugo Tognazzi, Michel Piccoli e Philippe Noiret, stanchi delle proprie vite monotone, decidono di mangiare fino a scoppiare, inserendo tra le pietanze del menù da “ultimo desiderio” un bel piatto di “penne all’arrabbiata”, mentre nella pluripremiata “Roma” di Fellini, che vede protagonista Anna Magnani nella sua ultima mirabile interpretazione, viene celebrata in tutta la sua bontà. Ed infine in “Sette chili in sette giorni” si ha il chiarimento sul formato di pasta senza ombra di dubbio, perché Carlo Verdone dice a Renato Pozzetto “Penne! Si chiamano penne all’arrabbiata”.

È un piatto della cucina povera perché poveri e pochi sono i suoi ingredienti.

La ricetta tradizionale dell’arrabbiata prevede: penne rigate o lisce, pomodori a pezzi, aglio, peperoncino fresco, olio, pecorino (preferibilmente romano) e prezzemolo.

Quando il frigo è vuoto, il tempo scarso e la fame aumenta, a Roma la domanda di rito è da sempre la stessa: “arrabbiata o aio e oio?”.

Come sempre la mia ricetta:

Faccio dorare abbastanza uno spicchio d’aglio tagliato a fettine, aggiungo pomodoro a dadini, aggiusto di sale e condisco con il peperoncino tritato (nella stagione estiva, quando ho a disposizione quelli freschi, faccio soffriggere il peperoncino con l’aglio); faccio cuocere fino ad ottenere un sugo ristretto. Contemporaneamente cuocio la pasta (per me esclusivamente mezze penne rigate che raccolgono il sugo), scolandola al dente e la manteco per un minutino nel sugo.

Raccomando sempre la quantità strettamente necessaria del pomodoro (troppo copre i sapori!) e faccio presente che la ricetta originale prevede la mantecatura con l’aggiunta del pecorino romano, ma per me non c’azzecca!

Il prezzemolo va rigorosamente aggiunto a crudo.

Una ricetta semplicissima ma che merita un sonoro Buon Appetito!

Anna Maria

Condividi
Twitter
WhatsApp

SI RICORDA CHE

  • Tutte le visite guidate sono con prenotazione obbligatoria.
  • In risposta alla prenotazione, verrà comunicato luogo e ora dell’appuntamento.
  • La presenza e la puntualità sono una forma di rispetto verso gli altri
  • Per qualsiasi info contattare il numero: 340.19.64.054

TRADIZIONI

Il supplì…che surprise!

Scrive Ada Boni, una delle più autorevoli gastronome italiane: “crocchetta ottenuta cuocendo del riso in un po’ di sugo di

I Bignè di San Giuseppe

I Bignè di San Giuseppe sono una tradizione culinaria che affonda le radici nell’antica Roma che il 17 marzo celebrava

La Panzanella

Pietanza semplice e fresca, la sua storia sembra risalire a molti secoli fa. Pare, infatti, che una pietanza simile –

FACEBOOK

error: Content is protected !!