L’Epifania, che come recita un proverbio popolare “tutte le feste porta via”, è una festività cristiana che si celebra 12 giorni dopo il Natale, chiudendo così il periodo natalizio.
In Italia e in tutte le Chiese occidentali è il 6 gennaio, ma per le Chiese orientali, che seguono il calendario giuliano con il Natale al 7 gennaio, cade il 19 dello stesso mese.
Il significato della ricorrenza, secondo la religione cattolica, è quello della manifestazione di Gesù come Dio, con l’adorazione dei Magi, giunti a Betlemme guidati dalla Stella Cometa.
La tradizione ci insegna anche che i Re Magi fossero tre, ma nel Vangelo di Matteo, l’unico a raccontarne l’episodio, non si fa alcun riferimento al numero. Il numero deriva infatti dai doni offerti al Bambin Gesù.
I Magi sembra fossero degli astronomi e per questo particolarmente sensibili al richiamo della Stella Cometa; si narra che andarono a far visita ad Erode che proprio da loro apprese della nascita di Gesù.
I nomi dei Re Magi hanno un significato preciso: Gaspare che in persiano antico significa “venerabile maestro”; Gaspare donò l’incenso, simbolo della natura divina di Gesù, e il suo abito è rosso, simbolo di devozione. Melchiorre è un nome dalle radici ebraiche e il suo significato è “Il mio re è luce”; Melchiorre donò l’oro, in riferimento alla natura regale di Cristo e al suo essere il Re dei Re, e il suo abito è viola, simbolo di penitenza. Baldassare vuol dire “Bel proteggi il re” e fa quindi diretto riferimento al nome della divinità degli assiri Bel; Baldassarre donò la mirra, una resina che si combinava con oli per ottenere degli unguenti medicamentosi (Gesù è infatti l’Unto del Signore) e il suo abito è bianco con un mantello blu, simbolo di verginità e purezza.
Il termine “epifania” viene dal greco e significa “apparizione”, “venuta”, e già gli antichi greci lo utilizzavano per riferirsi alla manifestazione della divinità. È presente anche nell’Islam, dove indica la comparsa, alla fine dei tempi, di persone chiamate da Allah a mettere fine alle ingiustizie e alle inadeguatezze umane.
Ma se l’Epifania, in un modo o nell’altro, si festeggia in tantissimi Paesi nel mondo, quella della Befana è invece una tradizione tipicamente italiana, che sebbene si sia diffusa a Roma nel 1800, la sua celebrazione affonda le sue radici nella Roma antica e univa tradizioni culturali e religiose molto distanti tra loro.
A Roma si celebrava il Solstizio d’Inverno come un momento sacro di rinnovamento. Un nuovo inizio, dove la Natura lentamente si risvegliava in previsione della Primavera. Nella Roma Antica, si racconta che durante le 12 notti dopo la celebrazione del Sol Invictus (25 dicembre), figure femminili volassero sui campi coltivati per ingraziarsi la fertilità dei futuri raccolti. Per alcuni, le figure femminili erano la dea Diana e le sue ninfe, mentre per altri erano le divinità minori Sàtia (dea della sazietà) e Abùndia (dea dell’abbondanza).
Già tra il X e il VI secolo a.C. diverse comunità rurali in Italia festeggiavano in questo periodo la chiusura del ciclo stagionale legato all’agricoltura. Nacque così anche la tradizione del dono, che inizialmente era l’offerta di chi aveva giovato di maggiore abbondanza verso chi era stato meno fortunato. Dapprima condannata come festa pagana, venne via via accolta dal cattolicesimo, che coniuga la tradizione dei doni con quelli portati dai Magi a Gesù Bambino. In molte città del Nord la Befana richiama un’altra festività religiosa, con cui condivide le antiche origini, ovvero la festa di Santa Lucia. Quella della Befana resta una figura altamente simbolica, a partire dalla sua vecchiaia, che rappresenta il vecchio anno ormai trascorso. I doni che si distribuiscono oggi sono per lo più dolcetti, da infilare nelle calze vicino al camino o appese per la casa, e carbone per chi è stato più cattivo (ma anche questo, ormai, esiste in versione zuccherata).
Anche la tradizione di questi doni si lega a quella dei Magi: la leggenda popolare narra che questi saggi venuti dall’Oriente e diretti a Betlemme, non riuscendo a trovare la strada, abbiano chiesto informazioni ad una vecchia. Malgrado le loro insistenze, affinché li seguisse per far visita al piccolo, la donna non uscì di casa per accompagnarli. In seguito, pentitasi di non essere andata con loro, dopo aver preparato un cesto di dolci, uscì di casa e si mise a cercarli, senza riuscirci. Così si fermò ad ogni casa che trovava lungo il cammino, donando dolciumi ai bambini che incontrava, nella speranza che uno di essi fosse il piccolo Gesù. Da allora girerebbe per il mondo, facendo regali a tutti i bambini, per farsi perdonare.
A partire dal IV secolo, il Cristianesimo, pur condannando i riti e le credenze pagane, dovette progressivamente assimilarle. Inizialmente l’Epifania era associata ai tre segni rivelatori di Gesù Cristo, ovvero: l’adorazione dei Magi, il battesimo di Gesù adulto nel fiume Giordano e il primo miracolo di Gesù avvenuto a Cana. Poi fu associata alla vecchina benevola che sostituì così la divinità che volava sui raccolti.
L’Epifania è una festività particolarmente sentita a Roma e, nel corso dei secoli, è diventata momento di condivisione popolare. Una ricorrenza che si ripete dal 1800, secondo quanto testimoniato dagli storici dell’epoca. Nei loro scritti infatti si legge che il 6 gennaio i Romani erano soliti recarsi nelle botteghe di Piazza Sant’Eustachio colme di dolci, giochi e doni per celebrare così la Befana. Culmine della festa era l’arrivo della Befana: un figurante veniva calato dall’alto a cavallo di una scopa in Piazza Sant’Eustachio. Con l’Unità d’Italia, i festeggiamenti si spostarono a Piazza Navona dove ancora oggi giostrine, luci, e bancarelle piene di dolcetti e altre leccornie accolgono romani e turisti festosi e trepidanti per l’arrivo della simpatica vecchina.
Dolce tipico dell’Epifania è la Corona dei Magi; all’interno della corona viene messa una mandorla, chi la trova è di buon augurio per l’anno appena iniziato.
Pronti per aspettar l’Epifania che tutte le feste porta via?
Anna Maria