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Romolo, il primo re

Il mito della fondazione di Roma lo conosciamo tutti: leggendario, favolistico e appassionante e dovrebbe essere solo propaganda politica, visto che è stato messo nero su bianco da Tito Livio, committente Augusto, che, certo che la Gens Julia avesse origini troiane, sentendosi cioè discendente diretto di quell’eroe, Enea, figlio di Venere, che approdò a Laurentum (oggi Castel Porziano), volle lavare l’onta del fratricidio.

Certo è, però, che la leggenda non fu pura invenzione di Tito Livio e ne è prova il calendario romano che contava gli anni ab Urbe condita, cioè da quel mitico 21 aprile 753 a.C., l’anno zero dei Romani

Leggenda o no, le caratteristiche della città di Roma, quella delle origini, sono racchiuse nel suo mito: nasce in un contesto rurale, è una città guerriera ed è una città che non solo nasce da un mix di popoli diversi, ma ha un enorme senso della sacralità degli dei. Quindi la religione è fondamentale per la nascita di Roma.

Il prof. Andrea Carandini, ad oggi la massima espressione dell’Archeologia contemporanea, ha trovato tracce riconducibili alla figura di Romolo, ovvero di un re vissuto nell’VIII secolo a.C.: recenti scavi avrebbero riportato alla luce non solo l’antica cinta muraria, ma anche la vera reggia di Romolo. Entrambi, essendo databili attorno all’VIII secolo a.C. corrisponderebbero con l’epoca in cui avrebbe vissuto il re. Questo avvalora enormemente la leggenda che, per quanto romanzata, diventa fondata sulla verità.

È probabile che più che fondatore, Romolo – o chi per lui – sia stato un condottiero che ha conquistato un territorio disorganizzato e abbia dato delle regole. Non a caso la tradizione ci tramanda che, al momento della Fondazione, i primi padri fondatori o capi famiglia o tribù abbiano gettano simbolicamente una zolla di terreno in un punto comune per creare la “Terra di Roma” e poi un aratro creò un solco che rappresenta i confini della città, il pomerium, cioè il confine sacro che non potrà mai essere valicato in armi per tutto il resto della storia di Roma.

Quindi la città sarebbe stata fondata con questo gesto contadino ma sacro, che costituisce l’appartenenza ad un territorio, l’amor patrio per tutti i suoi abitanti.

La Roma appena fondata o costituita sarebbe stata protagonista di un evento notissimo: il Ratto delle Sabine. È probabile che la nuova città abbia avuto subito un problema di ordine sociale, cioè la mancanza o la penuria di donne, quindi una situazione difficile risolta con un inganno alle popolazioni vicine invitate artatamente a condividere un evento festoso, durante il quale avvenne il rapimento di molte donne, soprattutto sabine. Volendolo vedere con occhio più storico, però, è più probabile che la nascita di una nuova comunità con caratteristiche guerriere ed espanzioniste abbia provocato uno scontro per il predominio con le popolazioni vicine. Il dato storico è che i Romani e i Sabini cominciarono una guerra aspra, dura, forse risolta proprio da quelle ragazze rapite e nel frattempo innamorate dei Romani, che avevano avuto figli dai Romani e che per questo cercarono la pace. L’accordo ci fu, tant’è che è storicamente provato che a seguito di quella pace, Roma fu governata da due re: Romolo e Tito Tazio.

Quindi abbiamo due figure: Romolo, re dei Romani, e Tito Tazio, re dei Sabini, che divennero il prototipo della dualità romana: con l’avvento della Repubblica, duecentoquarantaquattroanni dopo, Roma ebbe infatti due Consoli

Romolo e Tito Tazio crearono dunque le basi della nuova società: venne istituito il “Consiglio del re”, cioè i primi patres, i padri fondatori, da consulenti del re si riunivano per discutere sull’organizzazione. Il consiglio è dunque l’embrione di quello che sarà il Senato romano, che prenderà il nome da Senes, anziani.

L’organizzazione prevedeva una popolazione divisa in tre tribù: i Ramnes, cioè i Romani dei Colli; i Tities, i Sabini, e i Luceres, che con ogni probabilità erano gli Etruschi che abitavano ancor prima quei luoghi e furono conquistati.

D’altra parte, il mondo etrusco ebbe una grande influenza sui Romani, tanto da avvicendare il potere: gli ultimi tre re furono Etruschi.

A Romolo si attribuiscono anche le prime grandi leggi, cioè quelle “regole” che furono necessarie per tenere a bada una popolazione tanto diversa. All’VIII secolo risale l’istituzione della proprietà privata, soprattutto terriera; del divorzio, ovvero del ripudio, perché possibile solo per volontà dell’uomo. È chiaro che Roma vedeva la donna sottomessa, tuttavia il rapporto uomo-donna non era totalmente sbilanciato, anche se il ruolo della donna era sempre un passo indietro all’uomo.

Sempre a Romolo vengono attribuite altre due leggi importanti, riguardanti il diritto di asilo ed il patriziato dei nobili sulla plebe

Alla morte del nonno Numitore, Romolo avrebbe deciso di non reclamare il trono di Alba Longa, preferendo lasciare il governo della città in mano al popolo; una decisione che gli permise di mostrare ai suoi oppositori Alba Longa come un esempio di città libera in cui la gente è in grado di decidere autonomamente. Se questo è vero, Romolo in un lontanissimo VIII secolo a.C. gettò le basi del concetto di democrazia, dove il “potere sovrano” è esercitato dal popolo.

Ammantata di leggenda è ovviamente la fine dell’epopea di Romolo: non muore, ma “ascende al cielo” con un miracolo meraviglioso che avviene in Campo Marzio, cioè il campo di Marte suo padre, mentre vi girovagava armato di quiris, cioè di una lancia. Salito all’Olimpo, venne proclamato Dio, il Dio Quirino (da quiris, appunto).

Si innalzarono anche dei templi in onore del Dio Quirino, che per sempre da fondatore, continuò a proteggere la città che lui stesso aveva creato.

Anna Maria

Visita guidata tematica: I Sette Re di Roma

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