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Santa Sabina tra storia e leggenda

Sull’Aventino una chiesa domina con la sua imponenza il colle: la chiesa di Santa Sabina, riportata all’antico aspetto medievale – demolendo le sovrastrutture barocche del Borromini – dal discutibile intervento del restauro di Antonio Muñoz nel 1938.

Ma perché la chiesa è dedicata a questa santa e chi era?

L’ipotesi più accreditata è che la chiesa, già titulus Sabinae, fosse la casa della santa.

Sabina, il cui vero nome è sconosciuto, nacque a Roma in un giorno e in un anno non precisati del II sec. d.C., da una nobile famiglia patrizia originaria della Sabina che godeva di un certo prestigio all’interno dell’ambiente romano. E’ dunque probabile che sia cresciuta in un ambiente di orientamento marcatamente pagano. Trascorsa un’infanzia ed una adolescenza agiata, venne data in sposa al senatore Valentino. Nonostante l’ambiente pagano in cui viveva, Sabina entrò in contatto con alcuni Cristiani grazie alla sua ancella Serapia, che molto si adoperò per la conversione della sua domina.

Ma durante un incontro tra Cristiani nelle catacombe e per la precisione durante la celebrazione di una messa, per il tradimento di qualcuno, arrivarono i soldati romani che arrestarono tutti. Nemmeno il proprio status di moglie di senatore poté salvarla e Sabina venne portata davanti al prefetto Elpidio che si stava occupando della vicenda. Sabina rifiutò l’abiura e fu quindi condannata. Serapia fu giustiziata da lì a breve per lapidazione; lei un anno dopo, per decapitazione, essendo una cittadina romana. La tradizione vuole che i resti del corpo di Santa Sabina e della sua ancella, siano conservati all’interno della basilica.

Di questa storia venne a conoscenza tre secoli dopo un prete erudito, Pietro d’Illiria, che chiese ed ottenne da Papa Celestino I di edificare sui resti della domus dell’antica matrona patrizia una chiesa.

La zona si dice che sia protetta dalla Santa.

Fu lui a far traslare all’interno della nuova chiesa le reliquie di Santa Sabina e della sua ancella.

Oggi la chiesa narra tante storie e trasuda d’arte molto antica e si affaccia su un parco comunemente noto con il nome di “Giardino degli Aranci”.

Custodisce tesori immensi, come la porta lignea finemente incisa risalente al V secolo, o l’albero magico importato da San Domenico, reperti antichi, una Schola Cantorum paleocristiana che fa da contraltare alla pietra del diavolo, arcate in opus sectile e tante, tante storie che la rendono unica e infinita!

Anna Maria

Visita guidata tematica: Romantico Aventino

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