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Villa Pamphilj: una storia leggendaria

Villa Pamphilj non è esclusivamente il più grande parco di Roma, con un patrimonio botanico ricco e variegato e con una varietà di tipologie di giardini forse unica.

Villa Pamphilj è anche storia. E la storia ha sempre quella componente leggendaria che consente di vivere eternamente nella mente e nei cuori della gente.

Villa Pamphilj, lo dice il nome stesso, esiste grazie alla famiglia Pamphilj che ne diventa proprietaria nel 1630. Pamphilio, sollecitato dall’ambiziosa moglie Olimpia Maildachini, comprò il primo nucleo e, successivamente si mise ad acquisire vigneti vicini fino ad accumulare una partecipazione molto più grande, che è stato spesso conosciuta come il “Bel Respiro”, siccome si trova su un’altura, al di sopra delle zone malariche di Roma e offriva una vista spettacolare che era una caratteristica desiderabile di impostazioni per le ville barocche.

Ma Pamphilio morì nel 1639 e Olimpia, la cui ambizione non consisteva meramente al denaro – ne aveva ereditato tantissimo alla morte del primo marito Paolo Nini – fece continuare l’opera di acquisizione e costruzione a suo cognato Giovanni Battista che ambiva diventasse – come difatti diventò – papa.

Nacque così la fastosa residenza nobiliare di campagna dei principi Pamphilj.

L’ambizione di Olimpia era ovviamente il potere, perché con quello i soldi si accumulano più facilmente. Sapeva far ben di conto “la papessa” (questo era uno dei suoi tanti soprannomi) perché con l’ascesa al trono pontificio del cognato nel 1644 fino alla di lui morte nel 1655, la “Pimpaccia” di denaro ne accumulò davvero tanto.

Peccato che se lo godette per poco tempo. Sopravvisse a Giovanni Battista solo due anni e lasciò un’eredità di ben 2.000.000 di scudi, una cifra notevolissima, nonostante alla morte del defunto papa fu immediatamente esiliata.

Sarà perché nonostante i benefici non degnò il cognato neanche di un funerale, ufficio che toccò al povero maggiordomo, quando ormai il cadavere del papa era già in decomposizione, o perché Donna Olimpia si preoccupò di portar via al papa appena morto ogni suo avere, che l’anima della Pimpaccia non ha pace: il 7 gennaio, giorno dell’anniversario della morte di Innocenzo X Pamphilj, la sua carrozza in fiamme corre per le strade di Roma fino a raggiungere Villa Pamphili dove i diavoli però aprono una voragine per riportarsi la Papessa all’inferno con il carro e quanto in esso contenuto.

Non è leggenda: fino al 1914, là dove l’arco di Paolo V cavalca la Via Aurelia Antica, la strada era denominata Via Tiradiavoli!

Anna Maria

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