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“Ce sta ‘na leggenda romana
legata a sta vecchia fontana
Per cui se ci butti un soldino
costringi er destino a fatte tornà’”
“Arrivederci Roma” così canta al fortunato turista che, arrivato alla Fontana di Trevi, la più bella e famosa del mondo, butta un soldino nella fontana mentre è di spalle ed esprime il desiderio di tornare a Roma, così il destino sarà costretto ad esaudirlo.
La Fontana di Trevi è un’opera magnifica, mostra finale dell’acquedotto Vergine, ovvero un acquedotto antichissimo, costruito da Agrippa nel I sec. a.C., che è l’unico rimasto sempre attivo fino ad oggi e che non crollò nemmeno con la famosa invasione dei Goti nel V secolo.
Trevi è il rione II di Roma e viene dalla parola “trivio”, ovvero un incrocio di tre vie, già trafficato nell’antica Roma, che si trovava proprio in corrispondenza dell’attuale fontana. In effetti in questo luogo già in epoca antica era presente una fontana, restaurata poi in epoca rinascimentale da Leon Battista Alberti.
Nel 1640 Urbano VIII Barberini incaricò Gian Lorenzo Bernini per il restauro della fontana e della piazza, ma la abbrica rimase incompiuta. Il Papa stava tassando il vino ai Romani pur di venire in possesso di abbastanza fondi per restaurare la fontana di Trevi, come testimonia la famosissima pasquinata:
“Urban che di tasse aggravò il vino, ricrea coll’acqua il popol di Quirino”
Fu così che il Bernini si rifiutò di portare avanti il lavoro per timore di essere malvisto dal popolo di Roma, e la fontana di Trevi non vene costruita per mancanza di fondi.
È solo nel 1732 che Nicola Salvi vinse il bando indetto da Papa Clemente XII e iniziò la costruzione di questa magnifica fontana che terminò solo 30 anni dopo. Lo stesso Nicola Salvi non vide mai il suo lavoro compiuto poiché si spense nel 1751.
La Fontana di Trevi poggia su Palazzo Poli ed è una composizione che si snoda avanti ad una grande edicola composta da maestose paraste che suddividono ritmicamente la facciata. Protagonista è Nettuno, il Dio del Mare, che guida il suo cocchio trainato da due cavalli marini, ciascuno retto da un tritone. Ai lati l’Abbondanza e la Salubrità omaggiano l’Acqua Vergine. In alto statue femminili inneggiano alla Natura e sulla sommità lo stemma papale corona il tutto affiancato da due Famae.
Ben 19 le specie diverse di piante scolpite in tutta la fontana e, per i più attenti, si scorge anche qualche animaletto. Sulla parte sinistra infatti, si può trovare una piccola lucertolina che è la firma dell’artista: pare che Nicola Salvi amasse molto il sole e, per questo motivo, fosse stato soprannominato “lucertola” dai suoi lavoranti!
Dalla parte opposta invece, a destra della fontana, c’è il famoso “asso di coppe” che racconta un’altra storia legata all’artista: pare che in quel punto ci fosse la bottega di un barbiere che, ogni mattina, canzonava l’artista esprimendo la sua disapprovazione per la fontana con uno schietto “Nun se po’ guarda!”. E così il Salvi, stufo dell’inopportuno barbiere, costruì questo vaso decorato che nulla ha a che fare con tutta la tematica della fontana e con la sola funzione di oscurare la vista della sua opera al fastidioso vicino!
Infine sotto l’”asso di coppe” c’è una fontanella con due piccoli getti d’acqua: è la fontana degli innamorati. Si dice che chi beve quell’acqua non si lascia più! E infatti le giovani fidanzate, quando i soldati partivano per la guerra, li portavano a bere da questa fontana utilizzando un bicchiere di vetro che poi rompevano, così niente, nemmeno la guerra, avrebbe potuto distruggere il loro amore!
Isabella Leone
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