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La Serra Moresca, uno dei tesori di Villa Torlonia

La dinastia dei Torlonia, tutta da scoprire, è sicuramente quella che ha dato sfogo a bizzarre scelte architettoniche che nella villa sulla Nomentana ha avuto le sue massime espressioni.

Una delle bizzarrie più curiose è sicuramente la “Serra Moresca” che fu iniziata nel 1840 da Giuseppe Japelli, committente il principe Alessandro Torlonia.

Probabilmente Jappelli scelse lo stile moresco per la realizzazione della serra perché influenzato da un libro illustrato molto in voga in quell’epoca e pubblicato qualche anno prima. La motivazione di questa scelta va ricercata nella volontà di Jappelli di riproporre a Villa Torlonia un motivo del periodo di Ludovico Ariosto, del quale il principe Alessandro era grande appassionato.

La fragilità dei suoi elementi, tra cui il vetro, ne ha segnato il rapido degrado; tuttavia, una foto degli anni Trenta del Novecento mostra la serra ancora integra.

Il recente restauro durato ben 14 anni, ha riportato al suo splendore quell’architettura disegnata dal visionario Giuseppe Jappelli nel 1840.

Prima del restauro, dopo l’abbandono di decenni, la Serra era ridotta a un vero e proprio scheletro; mentre ora l’architettura ispirata all’Alhambra di Granada è tornata identica ai disegni originari.

I vetri soffiati a bocca, gli unici che possono risultare così trasparenti, sono stati importati dalla Germania. E’ un tripudio di stucchi e di pietra intagliata, vetri policromi, rosoni a stella, un trionfo di decorazioni in azzurro, in giallo, in ocra.

La Serra è uno dei tanti elementi di carattere esotico nell’ambito della sistemazione “all’inglese” dell’area meridionale del parco che mirava ad adeguare la villa a quella tipologia di giardino che prevedeva percorsi articolati e manufatti eclettici.

Abbandonata la razionalità del gusto neoclassico con la quale era stato impostato il giardino dal Valadier, nel primo rifacimento del parco commissionato da Giovanni Raimondo, il figlio Alessandro ha la parte meridionale si è orientato secondo il rinnovato gusto “romantico”, trovando nello Japelli un valido realizzatore dei suoi desideri.

Tutta la zona meridionale del parco è un viaggio onirico: Alessandro si era dedicato un “rifugio alpino”, la Capanna Svizzera dal gusto montano, poi trasformata in un vero villaggio medievale da suo nipote Giovanni Raimondo jr nella nota “Casina delle Civette”, per poi ritrovarsi poco oltre nelle architetture arabeggianti della Serra Moresca, circondate da una vegetazione di palme, agavi e aloe, tipica delle aree secche ed aride.

Il complesso orientaleggiante si compone, inoltre, di una Grotta artificiale, ombrosa e umida, e di una fiabesca Torre che accoglieva gli ospiti intorno ad un tavolino apparecchiato che, tramite un’apertura nel pavimento, saliva “meccanicamente” direttamente dalla cucina sottostante.

I Torlonia la sapevano lunga su come stupire: chi veniva invitato dal Principe era certo di immergersi in un’atmosfera incantata!

Anna Maria

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